Medici di famiglia e pediatri rompono con Sisac e si allineano nel chiedere alle regioni di non riorganizzare il territorio con i soldi dei professionisti. A partire lancia in resta ora è la Fimmg. La trattativa per l'accordo nazionale con i tecnici della Struttura interregionale "controparte" non procede e il sindacato leader dei medici di famiglia dà 2 mesi di tempo alle regioni per prendere atto delle richieste della categoria. Dovesse perdurare il silenzio, il 28 marzo il consiglio nazionale decreterà lo sciopero per i giorni successivi. Già a dicembre Fimmg era entrata in stato di agitazione per lo stallo della trattativa (che contempla per i medici cambiamenti organizzativi ma non aumenti). «In questi mesi - dice il responsabile comunicazione Fiorenzo Corti- ogni segretario regionale scriverà al "suo" governatore chiedendogli un incontro. Temiamo che la maggioranza dei presidenti regionali non sappia ciò che sta avvenendo nella trattativa con Sisac a Roma. Vorremmo comunque sapere la posizione della Regione sullo stallo del rinnovo dell'Acn gli eventuali rimedi che s'intende porre in atto, a partire dalla conferenza delle regioni». Se gli incontri non dessero esito soddisfacente partirà il braccio di ferro. La Fimmg chiede un nuovo modello assistenziale nazionale in cui i fattori produttivi (personale, studi) restano in mano ai medici e non siano erogati dalle Asl. E non vuole che il modello sia finanziato "a spese del monte retributivo professionale" cioè girando ad aggregazioni organizzate dalle Asl gli incrementi ottenuti dai medici con iniziative frutto della loro buona volontà. «Noi chiediamo di lavorare in strutture nostre, con collaboratori e infermieri nostri o delle nostre società di servizio, e vogliamo restare medici di fiducia del paziente, che ha scelto ognuno di noi con nome e cognome». «A differenza di Fimmg non abbiamo dichiarato agitazione, ma la lontananza dal pensiero Sisac è identica, e identica la sofferenza della nostra categoria», afferma Giampietro Chiamenti presidente di Fimp, sigla leader dei pediatri. «I tecnici Sisac non convocano i sindacati dei pediatri da settembre (e nemmeno gli specialisti territoriali ndr), hanno affermato che prima dovevano sciogliere i nodi con i medici di famiglia e, concordato con questi ultimi, si sarebbe scesi nel dettaglio con noi. Da allora abbiamo avuto colloqui informali e siamo approdati a un punto morto per loro stessa ammissione. Le regioni mirano a redistribuire a modo loro gli incentivi da noi ottenuti, in precedenti accordi, a fronte d'investimenti che avevamo fatto per migliorare il servizio. Chiediamo che i fattori produttivi - i nostri collaboratori e infermieri - restino a nostra disposizione, e che sia riconosciuto quanto le aggregazioni di pediatri hanno fatto di buono in molte realtà: per rispondere alle urgenze in ambito Aft e alle esigenze delle famiglie e dei bambini si riparta da qui, se s'intende fare tabula rasa sarà lotta pure per noi».